A partire dalla sua fondazione, nel 1965, Vidoni fu socio del Fotoclub Guercino di Cento, partecipando attivamente alle iniziative del circolo e avvicinandosi, grazie ad esso, al mondo dei concorsi fotografici, ambiente che frequentò seppur con spirito fortemente critico per circa un decennio. ottenne numerosi riconoscimenti, dapprima presentando ritratti, studi di figura e nudi femminili. Ben presto Vidoni iniziò a sviluppare situazioni sempre più articolate, e lontane dal sentire fotoamatoriale del periodo, come fotoracconti dal forte taglio cinematografico e sequenze concettuali. Ne è un esempio la serie titolata L’anestesia, realizzata nel 1968 fissando su pellicola le variazioni di luce, nel corso della giornata, sul lampadario della stanza d’ospedale dove era ricoverato in seguito ad un incidente paracadutistico.
Di forte impatto emotivo è la serie Le cose inutili, di cui vennero realizzate quattro diverse varianti tutte presentate con successo a diversi concorsi (tra cui si segnala, nel 1970, la premiazione alla “Rassegna Fotografica Nazionale” di Reggio Emilia), sequenza attraverso la quale Vidoni mise in risalto la vacuità della retorica bellica.
Negli anni settanta la creatività vidoniana esplorò nuovi territori, ricorrendo alla tecnica del collage, sviluppando un linguaggio visivo contiguo alle sperimentazioni della poesia visiva, in auge in quegli anni. Si citano, entrambe realizzate nel 1971, Gente di Amsterdam, spaccato della società olandese del tempo realizzata utilizzando fotografie scattate l’anno precedente unite a manifesti pubblicitari, biglietti di spettacoli, cartine stradali, e Il mondo di Cristina, narrazione dell’universo giovanile a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, efficacemente tratteggiata utilizzando immagini di albi a fumetti, pagine di diario, ritratti di attori e cantanti, copertine di album musicali.
Il collage e il fotomontaggio divennero per Vidoni strumenti congeniali per realizzare sequenze sempre più complesse, oniriche e fortemente surreali, connotate da accumuli di simbolismi e ibridazioni linguistiche, quali le serie Sogno, Mezzanotte e Notturno, presentate con successo a diversi concorsi tra il 1972 e il 1973. Queste sperimentazioni oniriche vennero successivamente riprese, rielaborate e ampliate lontano dal mondo dei concorsi: nel 1980 Vidoni presentò in parete, presso il Centro Attività Visive delle Civiche Gallerie d’Arte Moderna di Ferrara, la mostra Sogno e fotografia, che da queste prime sequenze traeva origini e spunti.
Dopo la partecipazione ad un concorso fotografico fiorentino, nel gennaio 1974, Vidoni abbandonò le competizioni fotografiche per alcuni anni. Vi ritornò per un’ultima volta nel 1978, vincendo il prestigioso “Concorso fotografico Estate 78” promosso dal settimanale “L’Europeo”.