Le fotografie vidoniane parodiavano i servizi realizzati dai famosi fotoreporter del periodo, come Larry Burrows e Don McCullin, esibendo i tipici luoghi comuni che ci si attende di vedere in questo tipo di servizi fotografici (i militari sotto shock, le pattuglie in ricognizione, i soccorsi ai commilitoni feriti, i prigionieri, ecc).
Vidoni presentò questa serie, in forma ridotta e col titolo Guerra, ad alcuni concorsi fotografici dove vennero prese per vere, premiate ed esposte in diverse città italiane. Nel novembre del medesimo anno Ando Gilardi le pubblicò sulle pagine di “Photo13”, di cui era direttore, intitolando il servizio Dalla zona del fuoco di paglia. L’impostura di Vidoni, collaboratore saltuario della prestigiosa rivista, era ben evidenziata nel testo redazionale che accompagnava le foto e veniva ulteriormente esplicitata dalle paradossali didascalie abbinate ad esse. Questa provocazione intorno alle funzioni della fotografia concerned non suscitò però il dibattito che Vidoni e Gilardi si attendevano. Ciò avvenne due anni più tardi, quando l’artista centese adottò lo pseudonimo Roger Walker per costruire un nuovo “falso” reportage bellico, ambientato nell’Irlanda del Nord.